Mi sveglio da un sonno profondo e senza sogni,
stanca come se non fossi mai andata a dormire. La sera precedente è un ricordo vago, ancora
avvolto nelle nebbie di Morfeo, fin quando non mi alzo e mi dirigo in bagno.
Capire che questo è il mio riflesso nello specchio è uno shock: non sono io,
penso, non posso esserlo. Non con quelle labbra gonfie e quel livido sullo
zigomo!
Rimango attonita per un momento, poi faccio un respiro profondo e prendo il
flacone del fondotinta.
La giornata trascorre abbastanza pigramente, come una qualsiasi giornata di
fine anno scolastico per una che non ha paura della bocciatura. Compagni e
professori si soffermano per un momento con lo sguardo sul mio volto ma, un po'
per sano disinteresse e un po' perché Santa Shiseido è con me e nasconde il
peggio alla vista, passano oltre senza fare domande. Tempo un'ora e non mi
ricordo nemmeno più di avere dei segni.
Tornando a casa, sono improvvisamente assalita dall'ansia. I battiti
accelerano, il respiro si fa affannoso, comincia a girarmi la testa. Che
succede?
Cerco di tranquillizzarmi e, concentrandomi sul qui e ora, riporto il panico sotto
i livelli di guardia.
Mangio da sola davanti alla televisione, come al solito, poi entro in camera e
do un’occhiata all'agenda. Non ho niente di urgente, per domani, e anche se l’avessi,
non sarebbe così importante. Decido di passare il tempo leggendo il manga che
ho comprato ieri, ma ho lasciato a metà per andare al lavoro.
Buffo come sia stato solo ieri, eppure mi sembrino trascorsi interi secoli da
allora; a dirla tutta, mi sembra di non essere nemmeno più la stessa persona
che ha acquistato questo volumetto che tengo in mano.
Mi sento distaccata da tutto, esule in un mondo che non mi appartiene, sebbene
sia circondata dalle cose che chiamo mie.
È una sensazione strana, come un fluttuare morbido al di sopra delle miserie
umane. Non cessa nemmeno quando, con un'occhiata all'orologio, noto che è ormai
ora di alzarsi dal letto su cui mi ero sdraiata per leggere e sono
invece rimasta a fissare una copertina.
Mi vesto canticchiando, cosa insolita per me che
voglio sempre, disperatamente, apparire al meglio. Anziché tirare fuori mezzo armadio e
spulciare alla ricerca di qualcosa che mi faccia sentire meno goffa, vado
dritta a prendere una blusa e una gonna svasata e li indosso. Abbino un sandalo
con la zeppa non altissima e vado in bagno a truccarmi, gettando uno sguardo
allo specchio del corridoio mentre passo. Non posso fare a meno di sorridere
per il risultato, mi piaccio.
Esco di casa e mi tuffo nel sole pomeridiano,
con l’animo
più leggero che mai. Quando ho deciso che avrei accettato il bizzarro invito di
Alessandro? In realtà, non è stata una vera è propria decisione. Lo sento
ineluttabile, scritto, come se nemmeno si possa immaginare un universo
parallelo in cui io non vado da lui. Non è una cosa giusta, né tantomeno una
cosa sbagliata… semplicemente, è.
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